Scusa se parto forte con questa notizia, ma quando ho letto per la prima volta che siamo messi peggio dei pesci rossi ho pensato subito di buttare il cellulare. Pochi secondi dopo, chiaramente, ne stavo già parlando con un’amica su WhatsApp 😅.
Riavvolgiamo il nastro.
Nel 2000 un essere umano normale, come te e me, riusciva a mantenere l’attenzione per 12 secondi consecutivi (che già mi sembravano pochi). E oggi? Beh, dopo otto secondi siamo già a Bora Bora con un cocktail in mano! Praticamente meno di un pesce rosso, che, per la cronaca, arriva a nove.
Questo però è il dato che mi ha impressionato di più (e so che è vero!)
Il 77% dei ragazzi tra 18 e 24 anni, nel momento esatto in cui non ha stimoli, prende automaticamente il cellulare in mano. È un riflesso condizionato, non una scelta consapevole.
non una scelta consapevole.

L’equazione che molti marketer non vedono
Seguimi.
Ecco il paradosso dell’economia dell’attenzione 2025:
- Stimoli pubblicitari al giorno: tra 6.000 e 10.000
- Messaggi che vengono davvero ricordati: 1 su 100
- Durata media di uno spot: 30 secondi
- Attenzione media: 8 secondi
Non serve essere un matematico per capire che qualcosa non torna.
In effetti, se fossi un matematico probabilmente sarei già impazzita da tempo guardando questi numeri. Fortunatamente faccio gadget promozionali, che è molto più stressante ma almeno non devo guardare solo numeri tutto il girono.
I numeri che ribaltano tutto
Mentre i brand spendono fortune per comprare frazioni di secondo di attenzione digitale, esiste un canale che genera risultati completamente diversi (soprattutto per quelle aziende che non hanno budget infiniti per essere contemporaneamente su TV, Web, Radio, ecc.).
Secondo la ASI Global Ad Impressions Study 2023 (nota: parliamo di 25.000 intervistati), i prodotti promozionali sono la forma di pubblicità preferita dai consumatori americani. Non al secondo posto. Al primo. Prima di radio, TV, giornali, internet.
Quando ho letto questo dato ho fatto un piccolo saltino sulla sedia. Poi ho mandato lo screenshot alla mia amica di WhatsApp dicendole “Visto che il lavoro che faccio serve a qualcosa?”!
Ma torniamo a noi.
Ecco il costo reale di un’impression
Benché i dati varino da settore a settore, secondo me vale la pena fare due conti prendendo dei valori medi e mettendo a confronto la “pubblicità digitale” e i “prodotti promozionali”.

La pubblicità digitale ti fa pagare per catturare l’attenzione una volta sola:
- Google Ads: €0,50-€2,00 per ogni click (permanenza sul tuo sito 2-15 secondi)
- Facebook Ads: €0,30-€1,50 per ogni click (permanenza sul tuo sito 2-15 secondi)
- LinkedIn Ads: €2,00-€5,00 per ogni click (permanenza sul tuo sito 2-15 secondi)
I prodotti promozionali, invece, ti danno migliaia di “sguardi” distribuiti nel tempo:
- Penna da €1: genera 2.436 impressions1 in 12 mesi = €0,0004 per impression
- T-shirt da €10: genera 5.053 impressions1 in 24 mesi = €0,002 per impression
- Borraccia da €10: genera 3.162 impressions1 in 12 mesi = €0,003 per impression
1 Per calcolare queste stime ho chiesto a ChatGPT utilizzando la sua grandissima base di dati di utilizzo medio ed esposizione ad altre persone dei prodotti sopra citati. Benché questi dati non posso essere accurati, ti danno almeno una stima dell’ordine di grandezza di cui stiamo parlando.
La differenza? Un click dura secondi. Un gadget lavora per anni.
Anche se questi conti sono approssimati, la cosa più importante è che oltre alle “impression” chi riceve un prodotto fisico non se ne dimentica. Punto.
La persistenza batte la frequenza
Il digitale punta tutto sulla ripetizione: stesso messaggio, migliaia di volte, sperando che qualcosa rimanga appiccicato. Chiaramente con dei budget importanti, alla fine, i risultati arrivano e non sto neanche suggerendo a nessuno di stoppare le sue campagne su Google o Meta (le usiamo anche noi).
Piuttosto vorrei per una volta dare il giusto valore ed importanza all’aspetto più materiale di una relazione brand-cliente perché vengono troppo spesso sottovalutati.
I prodotti promozionali infatti generano un’esposizione profonda, prolungata nel tempo, integrata nella routine quotidiana. Li puoi toccare, usare, regalare, riciclare, delle volte li puoi annusare, mangiare, sono più umani. Reali. Vivono con te.
Per darti un’idea:
- Borracce: il 63% le usa per oltre un anno
- T-shirt: il 47% le indossa per oltre due anni
- Ombrelli: il 54% li tiene per oltre due anni
- Felpe: il 61% li indossa per oltre due anni
Piccola confessione personale: ho ancora la felpa di un evento di tre anni fa e la indosso ancora regolarmente (anche troppo!). Devo dire che si inizino a vedere segni d’usura non da poco ma è così comoda! (ecco, questo è esattamente il punto dell’articolo.)
E non dimentichiamo la reciprocità
C’è un elemento psicologico che il digitale non può replicare facilmente: il principio di reciprocità.
Quando ricevi un oggetto fisico, utile e ben fatto, si attiva un meccanismo inconscio di “debito sociale”. Non è marketing manipolativo, è neuroscienza applicata.
Il 30% delle persone che ricevono una borraccia promozionale è più propenso a fare business con il brand che gliel’ha data (lo dicono i dati, non io). Senza che nessuno glielo abbia chiesto.
Questa strategia funziona ed è cool
Scegli la tipologia di prodotto da personalizzare in relazione ai tuoi obiettivi. La ricerca ASI identifica quattro parametri che fanno la differenza tra un gadget che funziona e uno che finisce nel cassetto:
- Utilità quotidiana: serve davvero a qualcosa nella routine di tutti i giorni. Penne che scrivono bene, borracce termiche che mantengono la temperatura, caricatori wireless che funzionano davvero.
- Visibilità sociale: si fa vedere quando la persona è con altri. T-shirt che indossi al parco, borse che porti al lavoro, cappelli che metti quando esci. Il logo viaggia e si fa notare.
- Durata nel tempo: non si rompe dopo una settimana. Materiali di qualità, design che non passa di moda, oggetti costruiti per durare anni, non mesi.
- Portabilità: si muove con la persona. Non resta fermo sulla scrivania dell’ufficio, ma viaggia tra casa, lavoro, palestra, weekend fuori.
Tradotto: no alle penne che non scrivono, no alle borse che si rompono dopo una settimana, no ai gadget “tanto è gratis” che finiscono nel primo cassetto. Lo dico perché ne abbiamo viste di tutti i colori in 25 anni.
8 secondi di attenzione contro 365 giorni di presenza quotidiana.
Un click da €2 che dura 10 secondi contro una penna da €1 che genera 2.436 impressions in un anno.
Una campagna Facebook che scompare nel feed contro una borraccia che accompagna la persona in palestra, al lavoro, nei weekend fuori.
Non è che il digitale non funzioni (anzi!). È che se vuoi che la gente si ricordi di te anche dopo, hai bisogno di qualcosa che resti fisicamente con loro.
I gadget promozionali non sono il futuro del marketing. Sono il presente. Oltre alle metriche digitali che durano quanto un battito di ciglia, c’è dell’altro e chi lo ha capito ha fatto e farà sempre di più la differenza.
Ma tu questo lo sai già. Altrimenti non avresti letto fino qui.
Ti è venuta voglia di trasformare il tuo prossimo evento in 500.000 impressions distribuite nei prossimi 12 mesi?
I numeri sono dalla tua parte. E anche noi, se decidi di chiamarci.
Sai cosa fare 😉