Cambiare il logo aziendale per cambiare tutto: ne vale la pena?

da | Giu 24, 2013 | Branding

Con la crisi economica che sembra non voler ancora abbandonare i settori produttivi del nostro Paese, sono molte le aziende che si ingegnano a cercare nuove strategie, metodologie e approcci commerciali che possano attirare un numero di clienti maggiore o fidelizzare al massimo quelli già acquisiti. Rinnovare il proprio logo aziendale può far parte di questi espedienti. Molte aziende, anche famose e conosciute in tutto il mondo, ad un certo punto della loro storia aziendale hanno deciso che era arrivato il momento di svecchiare, rinnovare, ringiovanire e rendere più trendy il proprio logo per comunicare ai propri clienti la volontà di cambiamento, innovazione e avanguardia.

Ma attenzione: cambiare il proprio logo aziendale può anche essere contro producente oltre che costoso. Infatti non si tratta solamente di trovare il designer giusto che sappia creare l’idea innovativa che soddisfi veramente la filosofia aziendale e la sua voglia di rinnovamento. Bisogna prendere in considerazione un sacco di dettagli che inevitabilmente andranno cambiati: cartelloni pubblicitari, gadget personalizzabili, articoli aziendali, indicazioni stradali, insegne sui negozi… Sono tutti elementi che andranno sostituiti col nuovo logo e questo può rappresentare una voce di spesa non indifferente.

Inoltre cambiare il proprio logo aziendale è un’azione che va supportata da cambiamenti e innovazioni reali: una fusione con un’altra azienda, il lancio di una nuova serie di prodotti che si allontanano da quelli precedenti, la scelta di rivolgersi ad un target di riferimento differente, la volontà di dare un tocco di green alla produzione. Insomma il cambio del logo deve essere motivato da una forte volontà di cambiamento, altrimenti oltre a dover investire notevoli somme di denaro per cambiare gadget personalizzabili, articoli aziendali e insegne, dovrete anche fare i conti con i consumatori finali che potrebbero venir confusi da un cambio privo di una reale motivazione. Cambiare tanto per cambiare non è produttivo, soprattutto quando gli interventi sul logo si limitano a piccoli restyling privi di significato. Un esempio su tutti il logo dell’Eni: stesso fondo giallo, stesso cane a sei zampe, stessa scritta in nero. L’unico cambiamento è stata la difficoltà di riprodurre su pompe di benzina e stazioni di servizio il nuovo logo: la scritta Eni sembra affondare sul fondo giallo, mentre il cane svetta la testa su di un fondo bianco.

Un altro esempio può essere quello della GAP, azienda statunitense che si occupa di abbigliamento. Qualche anno fa aveva deciso di cambiare il vecchio logo a favore di uno nuovo. Nell’arco di pochi giorni si sono visti costretti fare marcia indietro: i loro clienti hanno manifestato forte disagio verso il nuovo logo e l’hanno largamente espresso su tutti i canali di comunicazione aziendale. Nonostante l’azienda l’abbia modificato tempestivamente, tornando a quello precedente, sta ancora pagando le conseguenze di una scelta avventata, poco motivata e fondamentalmente inutile. Altro esempio di un cambio di logo azzardato è quello della Starbucks, nota catena statunitense che, per festeggiar i 40 anni di attività ha proposto una nuova immagine rappresentativa. Anche in questo caso i consumatori non l’hanno presa bene e l’azienda si è vista costretta a rinunciare a cambiare logo aziendale. Altri casi invece sono finiti meglio. basti pensare alla Pepsi che, per contrastare l’immagine immutata e immutabile di Coca-Cola, ha modificato il suo logo già quattro volte negli ultimi 20 anni. La sua continua voglia di stare al passo coi tempi e di seguire le tendenze per attirare il pubblico giovane, non ha penalizzato l’azienda che continua ad essere la principale concorrente di Coca-Cola che invece in cent’anni non ha spostato uno svolazzo dal suo logo.

Il restyling dei brand aziendali

Insomma prima di prendere una decisione tanto drastica come cambiare il proprio logo aziendale, va valutato attentamente se questa scelta sia motivata e supportata da fattori tangibili e vantaggiosi: cambiare è bello, ma non sempre.

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