Ti faccio una domanda: conosci il significato di filantropia d’impresa? Probabilmente no, eppure quella che oltreoceano chiamano “philantropy”, e che è ben consolidata e praticata da decenni, da noi è ancora per molti versi in fase embrionale e comunque presente solo nelle società maggiori.
Sarà perchè è sempre stata considerata essenzialmente come un costo, diciamo un “vuoto a perdere”, e che le aziende spesso e volentieri non possono permettersi di perdersi parte dell’utile, che questa buona pratica non ha ancora attecchito come dovrebbe.
Ma facciamo un passo indietro, spiegando in cosa consiste la filantropia d’impresa: sostanzialmente parte degli utili vengono utilizzati per scopi di finalità sociale ed opere di beneficenza; ciò in risposta in parte ad un richiamo morale dell’imprenditore, in parte alle pressioni degli stakeholders.
Ora, se è vera l’obiezione di chi considera incompatibile con lo scopo d’impresa l’attività filantropica, è anche vero che, semplicemente cambiando punto di vista, il discorso cambia. Mi spiego: consideriamo come un investimento, e non come un costo, tutte le attività di beneficenza e le donazioni da parte di un’impresa.
Esse sono un investimento di grandissimo valore per la brand reputation – oltre che a mio parere un investimento nel benessere della società intera, e quindi in parte, un investimento per se stessi, ma su questo punto si potrebbe discutere per ore.
Torniamo alla brand reputation: cosa c’è di meglio che una donazione ad una Onlus impegnata per la lotta alla fame nel mondo, per arricchire il valore della propria società agli occhi degli altri? Quale atto migliore per dimostrare il proprio interesse (che deve essere sincero!) per l’ambiente se non ad esempio l’impegnarsi a compensare le emissioni di co2 causate dalla propria attività?
Non si tratta di fare semplice greenwashing -anche perchè i consumatori se ne accorgerebbo immediatamente- ma di comunicare a tutti “ehi io faccio parte di questa società, faccio parte di questo mondo, e voglio che sia un posto migliore per tutti”.
Se in occasione di una convention, invece del classico gadget, decidessi di fare una piccola donazione di ogni partecipante, accompagnata da un biglietto che spiega come sono stati utilizzati i fondi, faresti sicuramente parlare di te. Ed otterresti diversi vantaggi:
– una donazione è un gesto concreto che farà piacere a chi ne riceverà la testimonianza
– supporterà persone meno fortunate di noi.
– le risorse coinvolte sono poco più di un foglio di carta, stampa ed eventalmente spedizione
– ricorda infine che le donazioni sono deducibili dalle tasse
Ovviamente non sempre una donazione o un oggetto equosolidale è adatto a tutte le occasioni e non sempre può essere sostituita ai classici regali aziendali, ma laddove dovessi sentirne la necessità o ti sentissi spinto a farlo, ti consiglio di seguire questi consigli, che ti aiuteranno nella scelta:
– Ci sono centinaia di enti diversi, regali solidali, e progetti: l’importante è scegliere associazioni riconosciute e note, che agiscono a livello nazionale e internazionale per la tutela delle persone o dell’ambiente (Unicef, Oxfam, WWF…)
– Se hai un budget consistente puoi decidere di dividere i fondi tra diverse Onlus
– In ogni caso, come valgono le stesse regole per la scelta di un gadget relativamente al core business dell’azienda, agli interessi degli stakeholders, etc..
Ti lascio con una domanda: ti sarà capitato di aver ricevuto, al posto di un regalo, un attestato di donazione; ebbene, ti sei sentito forse derubato di un regalo? O al contrario hai pensato “che bravi, una bella idea!”?
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